Si dice che ancora oggi a Cantagallo, nella provincia di Prato, si odano ancora, dove sono le rovine dell’antico Castiglione di Migliana, voci misteriose come: pianti, sospiri, lamenti, grida penose e di dolore, distinguendole sembrano proprio di due uomini e una donna.
In un passato remoto lì sorgeva un maniero ed era custodito da un certo Ruggero, un uomo d’armi definito rude.
Egli aveva una splendida figlia di nome Clorinda, che guarda caso si innamorò di un giovane sottoposto a suo padre, un certo Mazzeo, anch’egli armigiero, della Villa di Migliana.
Anche Mazzeo ricambiava Clorinda e il padre venne a sapere di questo affetto. Crudelmente l’uomo li fece imprigionare nelle celle più buie del castello, custodite da un carceriere di animo buono.
Vista la mala sorte dei due giovani e non trovandovi nessuna colpa, il carceriere li aiutò ad evadere. I due giovani corsero nelle campagne ma furono presto ripresi dagli uomini di Ruggero. Questa volta l’orrore di un “non padre” si riversò su di loro senza barriere.
I ragazzi furono murati vivi nelle celle più profonde della fortezza, mentre il buon carceriere subì l’amputazione di entrambe le mani e venne lasciato alla sua sorte, senza cure anche lui nelle segrete del castello, morendo per le ferite inflittegli.
Per giorni la ragazza gridò per essere salvata e per i morsi della fame; Mazzeo senza più farcela nel sentire la sua bella lamentarsi si impiccò con le proprie vesti.
Così moriva l’Amore per mano della follia.
Il castello in seguito fu distrutto e sulle rovine fu costruita una chiesa, ma ancora nella notte si sentono a volte le voci di Clorinda e del suo Mazzeo che si lamentano per la propria sventura: gridano chi alla propria giovinezza, chi all’amore perduto.
Il Castello di Monte Castiglioni nel Comune di Cantagallo, Prato, era situato sulla cima del monte e fu distrutto nel 1343 da Castruccio Castracani o dal Duca D’Atene, oggi non ne rimangono che le rovine.