Tradizione popolare della città di Firenze che si tramanda ormai da oltre 9 secoli, Lo Scoppio del Carro denominato “Il Brindellone” è il Simbolo della Pasqua Fiorentina.
Il Nome “Brindellone” trae origini molto antiche, esso è legato alla festa celebrata dalla Zecca Fiorentina in onore del suo Patrono, san Giovanni Battista, il 24 Giungo.
Nel Medioevo il Carro di San Giovanni era un modesto carretto su cui veniva trasportato un cero durante il corteo, da piazza della Signoria al Battistero, ma con gli anni esso divenne una torre alta 10 mt trainante un uomo vestito di pelo di cammello che rappresentava appunto il Santo Eremita.
Dall’alto della sua postazione l’uomo mangiava, beveva e soprattutto distribuiva dolci, confetti e monetine al popolo, creando una vera e propria baruffa attorno al Carro. Fu proprio l’aspetto trasandato di tale figura accentuato anche dal suo ciondolare soprattutto dopo aver mangiato e bevuto al banchetto offerto, che suggerì ai fiorentini il nome di “Brindellone“.
Anche se questo tipo di carro cadrà in disuso nel Settecento, il nome di “Brindellone” arriverà fino ai nostri giorni passando, però, ad indicare tutta la complessa macchina che il giorno di Pasqua (e non più il 24 Giugno) prende fuoco nella piazza fra il Battistero e il Duomo.
La cerimonia dello scoppio del carro è da collegarsi alla prima Crociata, predicata a Firenze dal vescovo del tempo Ranieri sotto il comando di Pazzino de’ Pazzi.
Il 15 luglio 1099, dopo un lungo assedio, l’esercito crociato conquistò Gerusalemme; Pazzino fu il primo ad innalzare il vessillo cristiano sulle mura della Città Santa e per questo ricevette in dono da Goffredo IV duca di Buillon (detto Buglione), della Bassa Lorena, tre scaglie di pietra del Santo Sepolcro, gelosamente custodite e portate a Firenze nel 1101.
Conservate in un primo tempo dalla famiglia Pazzi, le tre pietre furono usate per creare una scintilla di fuoco “novello” (simbolo tutto pasquale di vita nuova) distribuito poi, dopo la benedizione, alle singole famiglie per riaccendere il focolare domestico.
Si diffuse così a Firenze l’uso, iniziato a Gerusalemme durante le Crociate, di distribuire al clero ed al popolo lo “Spirito Santo”, segno della Risurrezione di Cristo.
Nel 1478 il fallito tentativo di rovesciare i Medici costò alla famiglia dei Pazzi la perdita d’ogni ricchezza e privilegio, oltre all’esilio da Firenze. Da quel momento in poi, anche la preparazione e la celebrazione della cerimonia del carro divenne compito della Signoria.
Dal 27 maggio del 1785 le sacre reliquie vennero definitivamente trasferite nella vicina Chiesa di Santissimi Apostoli dove tuttora sono gelosamente conservate.
Oggi la celebrazione di questa festa è rimasta quella di un tempo; il carro, che risale al XVIII secolo, è trainato da pittoreschi buoi infiocchettati, da Porta al Prato fin sul sagrato del Duomo.
Al centro del carro viene fissato il filo di ferro sul quale scivolerà la colombina, così definita per la prima volta durante il pontificato di Leone X, vale a dire un razzo a forma di colomba con un ramoscello di ulivo nel becco (evidente richiamo allo Spirito Santo, “che è Signore e dà la vita”, nonché simbolo della pace pasquale).
Dalla chiesa dei Santissimi Apostoli parte la processione del clero che arriva fino al Battistero, dove prendono avvio le sacre funzioni.
Durante la S. Messa, al momento del Gloria, l’Arcivescovo accende i razzi della colombina che scorre lungo un filo, percorrendo tutta la navata centrale del Duomo fino ad arrivare al carro; qui appicca il fuoco ai mortaretti e torna indietro verso l’altar Maggiore.
Se la colombina compie il percorso per intero e lo scoppio del “Brindellone” è perfetto, si preannuncia per la città toscana un anno positivo.
Oggi infatti la si interpreta come segno di buono o cattivo auspicio per la città di Firenze ma nella tradizione “il volo della colombina” aveva molta più rilevanza in quanto se non arrivava a destinazione si prospettava un cattivo anno per la raccolta.