mercoledì, Dicembre 4 2024

Giotto di Bondone è il pittore nostrano famoso per la sua arte di rinnovamento della pittura dai canoni classici del bizantinismo, difatti, la ricerca di “spazio vitale”, lo pone in una posizione primaria nel panorama della pittura moderna. Giotto è il primo pittore moderno, prima ancora del Rinascimento, prima ancora della prospettiva del Brunelleschi, prima ancora di Picasso e le Avanguardie novecentesche.

La pittura di giotto, con le sovrapposizioni dei corpi, la costruzione scenica, la plasticità dei personaggi, la “regia” dell’azione è vero e proprio Cinema del 1300.

Se Dante in quegli anni è lo “sceneggiatore”, grazie ai suoi versi brevi e carichi di profonde descrizioni, Giotto è il “regista”. Insieme formano una coppia che – pur vivendo in un mondo ancora legato al Classico, al mondo latino/greco – entrambi parlano la lingua italiana. Uno in versi e l’altro in pennellate, affrescano (rinnovando) la cultura italica e mondiale.

Le sale sono le chiese e le cappelle private, il pubblico il popolo e i mecenati. Lo schermo da oro, colore di Dio e dell’immateriale sovrannaturale, diventa l’azzurro di un cielo sotto il quale si assiste all’azione degli “attori”.

Proprio nella Cappella degli Scrovegni a Padova, punta massima del percorso giottesco assieme agli affreschi della basilica superiore d’Assisi, si può riconoscere il connubio tra pennello e “macchina da presa”.

Giotto col suo tratto narra e affascina come un Martin Scorsese dietro la cinepresa. Il ritmo è scandito, l’azione è pulita, lo sguardo rapito dalla mimica dei personaggi. La parola è chiara, egli usa la lingua del racconto.

Per esempio, nella “Cattura del Cristo”, nel ciclo degli Scrovegni, vediamo il dinamismo di una lotta, Pietro che taglia l’orecchio al soldato, Giuda che bacia Gesù per farlo riconoscere nella notte, Caifa che indica il Cristo, l’unica luce – come Kubrick per la sala delle candele in Barry Lyndon – è quella delle fiamme scintillanti scaturite dalle alte torce. I corpi gli uni sugli altri per dare profondità fanno da contorno, nel mentre che una figura incappucciata, la più interessante perché stacca i piani del reale e l’immaginario, ci volge le spalle con misterioso impeto.

Giotto è dunque un moderno, poiché descrive il reale dipingendolo. Non è realista ma popolare, di immediata interpretazione, dipinge la vita delle persone. Cerca di dare, in una “finestra” di pochi metri, una rappresentazione fedele delle storie e delle tradizioni bibliche.

Il Giotto maturo è il Giotto sintetico, colui che parla italiano mentre tutti parlano ancora bizantino, colui che è fedele al vero, padre capostipite della pittura italiana e dell’arte moderna, in quanto di innovamento nel mondo a lui contemporaneo. Segna una rottura netta tra il passato e il futuro.

Narratore ante litteram dell’entertainment contemporaneo.

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