Si narra che una volta, in vetta alla Torre di Piazza del Campo a Siena – a regolare l’orologio – vi fosse un automa detto, appunto, Il Mangia.
Era un marchingegno straordinario, perfetto nel suo compito, singolare per i movimenti.
I senesi – gelosi del proprio automa e non volendo che nessun’altra città avesse un congegno simile, o addirittura migliore – decisero di accecare il costruttore.
L’uomo si allontanò da Siena, oramai senza vista, e nel tempo che fu lontano dalla città meditò la vendetta per ciò che gli avevano fatto.
Dopo molto tempo, il cieco inventore rientrò a Siena e tutti lo riconobbero. Incontrate le autorità chiese di toccare, visto che non poteva vederlo, la propria creatura che stava in cima alla torre.
I senesi dettero il proprio permesso e l’uomo fu fatto salire all’orologio. Mentre carezzava l’automa, di nascosto ne allentò alcune viti e quando ebbe finito riscese in piazza.
Tornato giù la gente gli domandò:
– Che t’ha detto il tuo Mangia?
Il cieco rispose:
– M’ha detto che a mezzogiorno scende in piazza.
A tale risposta la gente lo derise beffeggiandolo.
Arrivato mezzogiorno il Mangia segnò l’ora e poi, gli ingranaggi lo portarono più avanti del solito verso il baratro, e il congegno volò di sotto la torre sfracellandosi in migliaia di pezzi in Piazza del Campo.
I senesi furibondi a tale vista cercarono immediatamente l’inventore, ma se ne era già andato lontano fiero della sua vendetta.
Il “Mangia” automa (fonte wikipedia)
Nel corso degli anni la statua adibita a battere le ore sulla campana non è stata sempre la stessa, numerose opere d’arte e marchingegni meccanici si sono alternati a compiere il lavoro che un tempo fu del sopracitato Giovanni di Balduccio. La primissima statua venne realizzata in legno, ma esposta com’era alle intemperie, nel 1425 fu sostituita da una in ottone ad opera del fiorentino Dello di Niccolò e dei Daniello e Lazzaro di Leonardo, incaricati quest’ultimi a decorare anche la sfera dell’orologio. Durante i due secoli successivi si hanno notizie di vari restauri all’orologio e all’automa, che in alcune occasioni rimase anche inoperoso, mentre nel 1666, con il rinnovamento del Campanone, si registra nei libri di spese del tempo, la commissione al sarto Camillo Lanciati di un rivestimento in stoffa della nuova statua imbottita di fieno. Ma è proprio il campanone che segna il “declino” dell’automa: infatti per montare l’enorme Sunto sulla sommità della Torre fu necessario togliere alcuni merli e l’ingombrante statua del “Mangia”. Fu poi sostituita con una in pietra e ricollocata nel 1682 su di un merlo d’angolo, mentre nel 1725 venne rifatto prima in ottone e poi ancora in legno rivestito di piombo. L’ultima versione risale al 1759, dalle fattezze di un maestoso guerriero, opera scolpita in un unico blocco di travertino dallo scultore fiorentino Angiolo Bini. La statua era si ben visibile dalla piazza, ma ormai priva della sua iniziale funzione poiché era stato contemporaneamente installato un orologio che batteva da sé le ore, ed il “Mangia” si limitava a ruotare e fingere di colpire la campana con il martello che teneva fra le mani. Scarnificata quindi delle sue funzioni venne definitivamente tolta nel 1780.