Tutti conocono la Beatrice che ha ispirato Dante, le notizie dell’amore che il poeta nutriva per la donna angelo ci arrivano già da La vita nova, testo che preannuncia l’evoluzione che ci sarà nella Commedia.
I Portinari, famiglia di orgine di Bice (Beatrice), erano un’agiata famiglia nel sestiere degli Alighieri che curavano i propri affari nel commercio e nella finanza.
Come accade nella storia, le famiglie cercano di rafforzarsi ad ogni generazione, pianificando matrimoni e accordi tra i propri rampolli.
Dante e gli Alighieri, erano una famiglia di status così mediocre che avevano espresso un solo priore dal 1282, ovvero lo stesso Dante. Il poeta non avrebbe potuto mai ambire – se non in cuor suo – a sposare una ragazza più altolocata di lui.
Oltretutto questo era un amore idealizzato, poiché Dante narra di aver visto solo due volte Beatrice, la prima all’età di nove anni momento in cui ne venne folgorato, e poi a diciotto anni.
La vita e la distanza sociale portò ognuno a fare il proprio cammino, così che Bice andò in sposa al rampollo di una delle famiglie più ben accette di Firenze: i Bardi, famiglia ricordata ancora oggi per aver commissionato a Giotto gli affreschi per la propria cappella in Santa Croce (1325-1330).
La cosiddetta Canzone del pregio di Dino Compagni rimarca questo aspetto, dai re si scende ai baroni, poi ci sono i giudici, i cavalieri, i mercanti vengono dopo i giuristi, poi troviamo i notai, i medici e gli artigiani.
Con questo sposalizio la famiglia Portinari, e Beatrice stessa entravano di diritto nell’élite fiorentina.
Il marito Simone di Geri de’ Bardi, come cavaliere aveva spesso ricoperto posizioni di potere politico un po’ ovunque. Questo perché il titolo che possedeva prevedeva anche diverse responsabilità pubbliche. Difatti è capitano del popolo a Orvieto nel 1310, è podestà a Volterra nel 1288, ma nell’anno cruciale della storia del suo matrimonio con Bice Portinari – ovvero il 1290, data in cui Beatrice muore – è capitano del popolo a Prato.
Prato quindi è legata indissolubilmente a Beatrice Portinari, a Dante ed entra – se vogliamo – nel viaggio ultraterreno che, il mal d’animo per la perdita dell’amata, intraprende il poeta fino l’amor che move il sole e l’altre stelle.
La città laniera e il suo territorio saranno legati alla famiglia Bardi anche successivamente, con l’acquisto nel 1332 per 10.000 fiorino d’oro di alcuni possedimenti nella zona nord della città dai Conti Alberti, in particolare il Castello di Vernio dal quale prenderà vita il ramo nobile dei Bardi di Vernio.