Lo stemma di Pistoia rappresenta un grande scudo scaccato, sormontato dalla corona della città e sostenuto da due orsi, coperti da un mantello color rosso e argento.
Pistoia, libero comune fin dal 1105, estese i propri confini a nord, toccando quelli di Bologna, incorporando così immense aree boschive e selvagge del crinale appenninico.
Pistoia ebbe la forza di difendere il proprio territorio per almeno cento anni, tant’è che fu l’unica città italiana il cui podestà non era un forestiero, ma veniva scelto fra i cittadini, per merito della credibilità che la città godeva a quel tempo agli occhi di Federico Barbarossa, che nel 1165 le aveva conferito il nobile titolo di “Imperio fidelissima”. Con il tempo però la strapotenza delle vicine Lucca e Firenze cominciarono a farla vacillare. Durante il XIV secolo Pistoia nel tentativo di far salva la propria autonomia sprigionò l’ultimo grido di battaglia, dopo essersi liberata dall’assedio del ghibellino Giovanni Visconti: contrappose un animale che rappresentasse il territorio pistoiese all’invadente Marzocco fiorentino – rappresentato dal leone che sorregge lo scudo gigliato della Repubblica – coniando a propria effige l’orso. Una guerra di simboli tra una città in decadenza e una potenza emergente, destinata a concludersi con il prevalere dell’iconografia fiorentina, come suggerisce il bel leoncino rappresentato da Cecchino di Giorgio sul pozzo della Sala nel cuore del centro storico di Pistoia e il definitivo assoggettamento a Firenze nel 1401.
Molti storici collegano la presenza del grande mammifero alla meravigliosa Valle dell’Orsigna (nella foto seguente). A quel tempo questi luoghi potevano sicuramente vantare una ricchezza faunistica incredibile, ma non è certo che alla metà del 1300 il re della foresta nostrano fosse ancora presente in queste zone. Mentre secondo altri l’etimologia deriva dalla nobile famiglia degli Orsini che qui avrebbe avuto dei possedimenti.
Nel corso dei secoli i pistoiesi hanno tolto all’orso, chiamato familiarmente “micco”, molti dei connotati che lo avevano fatto assurgere a simbolo della loro città: da animale feroce e selvaggio temuto da tutti coloro che si fossero addentrati nei boschi a sinonimo di sciocco e credulone. “Restare come un micco”, significa rimanere di stucco, fare la figura del cretino. Strano destino per l’animale che invece doveva incutere timore agli avversari della città.