Un giorno San Guglielmo prese la decisione di ritirarsi in Maremma, per vivere in tutta tranquillità in un luogo solitario pregando e meditando.
Risalendo il fiume La Bruna andò verso Tirli e vagò ancora per le zone vicine Castiglion della Pescaia. Gli abitanti del luogo lo vedevano passare armato e maestoso a cavallo e pensarono bene di chiedergli aiuto per la grande pena che li affliggeva.
Difatti nella zona vi era una fonte d’acqua presso la quale aveva preso dimora un terribile drago, che inceneriva chiunque si avvicinasse all’acqua.
San Guglielmo saputa la cosa decise di rompere il giuramento di non brandire più spada, sperando che Dio comprendesse il valido motivo.
Vestito da guerriero con scudo e spada decise di aiutare la popolazione locale ed entrò così nel bosco per combattere.
Le grida del drago e le urla di battaglia del santo si udirono per giorni e giorni, la lotta fu lunga e incessante fino a che il mostro non stramazzò al suolo senza vita.
(Illustrazione precedente e di copertina di Michele Giorgi)
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Guglielmo vittorioso con enorme fatica bruciò infine il corpo del drago portando un enorme osso della belva come trofeo, tale osso si conseva ancora oggi nella chiesa di Tirli.
Tutte le persone lo ringraziarono per il suo nobile gesto di averle difese e Guglielmo alla fine si ritirò nella tana del mostro, ormai deserta, facendone la propria cella (nella foto seguente).