Siamo nella nella punta nord occidentale della Toscana. Una regione boschiva. amministrata dalla provincia di Lucca, ricca di tradizioni, rimasta isolata grazie agli scudi naturali forniti dalle Alpi Apuane e dall’Appennino tosco-emiliano, disseminata di piccoli incantevoli borghi medievali, attraversata dal fiume Serchio ricco di affluenti. La Garfagnana, letteralmente Grande Selva, nei secoli venne suddivisa tra molte famiglie feudali del luogo, per essere successivamente annessa alla Repubblica di Lucca alla fine del 1300 e, dopo essere passata di mano in mano sotto il controllo estense e della provincia di Massa Carrara, ritorna lucchese ad inizi Novecento.
Ogni Giovedì Santo – quest’anno il 17 aprile – a Castiglione Garfagnana si ripete una cerimonia la cui origine si perde nella notte dei tempi: la Processione dei Crocioni. Il rito prevede il compimento di un determinato percorso, attorno ad una figura misteriosa, un uomo incappucciato che rappresenta il cristo durante la passione, a piedi scalzi che cammina strascicando due rumorose catene, una pesante croce e la testa cinta da una corona di spine. Dopo il rito dell’Ultima cena, il Cristo incappucciato esce dalla Chiesa scortato da un gruppo di soldati romani.
La processione si snoda lungo le vie del borgo medievale murato, dove il rullo dei tamburi annuncia le tre cadute che avvengono nei punti più suggestivi del paese. L’aspetto più particolare di questo corteo è che nessuno, tranne il parroco e il priore della Confraternita conosce l’identità del penitente. Per garantire il suo anonimato viene infatti rinchiuso nel pomeriggio dallo stesso priore in un grande armadio posto nella sacrestia, dal quale uscirà per la processione, e a cui farà ritorno al termine della cerimonia, allontanandosi senza essere così riconosciuto a notte inoltrata.